L’ATTESA: un laboratorio teatrale al carcere

L’Attesa è lo spettacolo conclusivo di un laboratorio teatrale che vede come protagonisti i detenuti della Casa Circondariale di Chieti. Proprio lì si terrà l’evento il 12 agosto 2024, dalle ore 11.30. È aperto alla comunità esterna ed è destinato ad un pubblico misto. L’obiettivo è aprire un dialogo empatico fra popolazione detenuta e comunità.

La Regia è di Serenella DI MICHELE, la drammaturgia di Maria Paola LANZILLOTTI. Il referente del progetto è Stefania BASILISCO, che è anche Capo Area Giuridico Pedagogica della Casa Circondariale di Chieti. Il Direttore della Casa Circondariale Chieti è, invece, Franco Pettinelli.

La scenografia nell’allestimento è quasi assente: una panchina al centro e un tavolo al lato, ove si svolge una partita a dama, che scandisce lo scorrere del tempo in un luogo sospeso, quasi irreale, in cui tutti i personaggi aspettano qualcosa o qualcuno che mai appare sulla scena. Eppure, tutti continuano ad attendere, talvolta senza speranza, talvolta con leggerezza e tenacia. I protagonisti si lamentano della vita, gioiscono delle piccole cose, si rincuorano, scherzano e litigano, rimangono insieme eppure trasudano di solitudine.

Un laboratorio teatrale per un’educazione di qualità, equa e inclusiva

Il laboratorio teatrale promosso da Didattica Teatrale, tenutosi presso il carcere di Chieti, è un esperimento volto alla costruzione di uno spazio-tempo di lavoro esperienziale e creativo. Esso è orientato all’empowerment soggettivo e collettivo. Si mira al riposizionamento di valori personali e atteggiamenti culturali. Una particolare attenzione è posta nella prevenzione e nel contrasto di ogni forma di violenza fisica o mentale, lesioni o abusi, abbandono, maltrattamento o sfruttamento. Questo percorso è finalizzato alla promozione dell’educazione permanente e alla promozione di una cultura pacifica e non violenta. Ma anche alla definizione dei diritti umani e della parità di genere. Esso rappresenta un’opportunità di apprendimento non solo per i carcerati, ma anche per la comunità.

L’attività laboratoriale pone al centro del processo pedagogico-formativo le specifiche abilità, talenti e risorse di ogni singolo partecipante. Consentendo loro di riflettere sui vissuti e rielaborare la condotta antigiuridica che si è manifestata con devianze e commissione di reati. Si vuole ri-orientarli verso atteggiamenti e comportamenti maggiormente funzionali ad un’adeguata condotta sociale, nel rispetto delle norme e dei valori socialmente condivisibili.

I risultati attesi da questo laboratorio teatrale sono i seguenti:

  •  aumento della capacità comunicativa e di espressione dei vissuti emotivi,
  • incremento della capacità di consapevolezza delle proprie emozioni e di espressione congruente delle stesse;
  • integrazione della capacità di condotta responsabile percepibile dal comportamento mantenuto nel contesto detentivo. Sia in termini di condotta disciplinare che di adesione al laboratorio;
  • rafforzamento delle risorse personali, percepibile da una maggiore autonomia di scelta nella volta quotidiana e di analisi della realtà;
  • aumento della disponibilità e della capacità di riconoscimento e rispetto dell’altro;
  • potenziamento della capacità di comprendere e rispettare le norme sociali e giuridiche;
  • rafforzamento della capacità di lavorare per obiettivi, percepibile dalla disponibilità a collaborare proficuamente per la realizzazione dello spettacolo finale.

Approccio metodologico “Pedagogia Teatrale” come strumento formativo nello sviluppo dell’intelligenza emotiva

L’arte è una delle forme più complesse e autentiche con cui l’uomo, in ogni epoca, si è espresso e ha cercato risposte. Il Teatro è visto come spazio di incontro e aggregazione. È riconquista del potere della mente che aiuta l’uomo a rieducarsi alla bellezza. Si tratta di uno spazio educativo che deve essere opportunamente costruito e valorizzato.

L’uso del linguaggio teatrale attiva il pensiero metaforico che permette di decodificare la realtà nei suoi aspetti più profondi. La comunicazione scenica, in tutte le sue forme, è interattività tra la rappresentazione e l’audience si connota come tipica esperienza sociale. Il valore pedagogico del teatro va al di là delle stesse forme comunicative che lo producono. Esso è strumento pedagogico-formativo multidisciplinare, interdisciplinare e trasversale.

L’approccio pedagogico al linguaggio teatrale induce ad obiettivi che mirano all’introspezione, all’esame metodologico e razionale dei comportamenti. Nonché allo sviluppo delle capacità di confrontare il proprio ruolo e quello degli altri.  Il Teatro Pedagogico, infatti, non si limita a trasmettere un sapere artistico, ma dilata la nozione di Teatro, concependo l’Arte come veicolo per la formazione della persona. In tal senso, esso è uno dei migliori linguaggi esperienziali per la scoperta del sé, delle proprie potenzialità e dei propri limiti, della propria capacità relazionale e comunicativa. Percorso di crescita che coniuga intelletto ed emozione, ragione e sentimento, pensiero logico e pensiero simbolico.

Lo spettacolo teatrale diretto da Serenella Di Michele è una rappresentazione del dramma dell’esistenza umana

La messinscena “L’ATTESA” è una rielaborazione artistica del lavoro di training e d’improvvisazione svolto durante gli incontri del laboratorio teatrale. Essa è contaminata dall’eco del testo Beckettiano di Aspettando Godot.

Il prologo e l’epilogo hanno la funzione di aprire i temi trattati dalla dimensione soggettiva a quella universale. Le storie dei singoli personaggi sono riconnesse alla storia dell’umanità che dall’origine dei tempi anela, si dimena, crea e disfa destini. Attraverso i discorsi sconnessi e superficiali, spiritosi, tra lazzi e pantomime, emerge la drammaticità dell’esistenza umana. Il complesso bagaglio emotivo che è di ciascun uomo chiamato ad affrontare la propria quotidianità.

Ogni scena è organizzata in una prima parte, ove gli attori hanno la possibilità di aprire i loro dialoghi con la tecnica d’improvvisazione (che prevede soltanto alcuni punti cardine intorno ai quali dialogare). Nella seconda parte il dialogo è strutturato secondo copione scenico rielaborato in base alle leggi della drammaturgia scenica. Questa distinzione in parti serve a garantire da un lato una posizione attiva e creativa da parte degli attori, dall’altro che la scena non cada su un piano scontato, quotidiano, consentendo agli stessi attori di accrescere, grazie al dialogo artistico, la propria visione del mondo e la conoscenza di sé.

Il dialogo nell’autenticità non sarà mai manifestato in scena, ma si palesa soltanto nella trama degli eventi. Tuttavia esso è il cuore del lavoro laboratoriale svolto. Il non senso e la necessità di agganciarsi ad una qualsivoglia possibilità per resistere alla vita e aprirsi al dialogo autentico con sé e con gli altri, rappresentano “quel dietro le quinte” che ha visto i protagonisti interrogarsi e confrontarsi, incontro dopo incontro. Il laboratorio teatrale è stato il campo perfetto per riflettere sulle questioni e i temi essenziali ed esistenziali che abbiamo scelto di rappresentare.

 

Se sei un’Associazione, un volontario o conosci associazioni iscritte all’albo delle forme associative

del comune di Pescara, e vuoi promuovere le tue attività e iniziative clicca qui e condividile con noi!

Facebook
Twitter
Email
Stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *